Soliloquio
di Giovanna Valenti

Collana: I poeti de Il paese dei libri
pagg. 88 / euro 12

Sul palcoscenico, quando la platea s’infiamma, lo spettatore, senza accorgersi, è costretto ad abbandonare il proprio posto in platea, liberandosi della propria apatìa, destandosi da quel sonno perenne per cambiare le cose.
La presa di coscienza dei conflitti fa scattare reazioni, proprio allora lo spettatore diviene attore. Il teatro dell’oppresso lavora sulla persona: il corpo pensa, parla, reagisce! Odio gli indifferenti gridava Gramsci. È “L’indignez–vous” di Hessel che in quel preciso istante si realizza. Indignarsi per intervenire, reagendo anche attraverso la poesia intesa come strumento di liberazione dall’oppressione che ognuno di noi si porta dentro.
Abbiate la forza di arrabbiarvi perché solo così il soliloquio della nostra coscienza diviene urlo di una coscienza collettiva!